giovedì 18 luglio 2013

Pedonalizzazione Fori Imperiali


giovedì 27 giugno 2013

Per il Rione Esquilino


Oggi primo consiglio municipale in Primo Municipio. Ho regalato alla nuova Presidente lo stemma del Rione Esquilino. Tale stemma non era colpevolmente presente nell'aula consigliare a differenza di quelli degli altri rioni. Ho ricordato alla nuova giunta che Fratelli d'Italia vigilerà affinché nel Rione Esquilino prosegua l'opera di riqualificazione dello stesso avviata dalla precedente giunta capitolina. Identità e modernità, decoro e legalità, valorizzazione del territorio e cultura saranno la nostra stella polare. Ad maiora.

Sulla proposta di pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali

Omniroma - FORI, TOZZI (FDI) : MARINO SI CONFRONTI CON NOSTRA PROPOSTA REFERENDUM
Omniroma-FORI, TOZZI (FDI): MARINO SI CONFRONTI CON NOSTRA PROPOSTA REFERENDUM 
(OMNIROMA) Roma, 14 GIU - "Bene hanno fatto il collega Marchi e il coordinatore regionale del Pdl Piso a sposare la proposta di Fratelli d' Italia di indire un referendum consultivo sulla pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Un' iniziativa che ho avuto modo di confrontare già due giorni fa con l' esponente del Pd, Walter Tocci, in un dibattito televisivo e che sta riscuotendo molto consenso tra i cittadini. Il centrodestra non ha pregiudiziali ideologiche nei confronti di questo progetto, ma ritiene necessario coinvolgere quanto più possibile i romani in una scelta così rilevante per la città e per il centro storico. È altrettanto prioritario che l' Amministrazione capitolina si confronti con i cittadini e i residenti per verificare il possibile impatto sul territorio di questo intervento, senza trascurare nessun aspetto: la verifica tecnica sulla futura linea tranviaria sui Fori Imperiali e/o su via Cavour, il disegno della nuova Ztl che dovrà necessariamente comprendere anche altre porzioni di territorio dei Rioni Monti, Celio ed Esquilino, le nuove discipline di traffico su alcune parti dei rioni interessati e tanto altro. Chiediamo al sindaco Marino di mettersi a disposizione del territorio per confrontare insieme la fattibilità e la percorribilità dell' iniziativa e arrivare ad una soluzione condivisa da quanti più cittadini possibile. E un referendum istituzionale indetto dall' Amministrazione potrebbe assicurare un vasto coinvolgimento della cittadinanza, sicuramente superiore ai 6400 firmatari di una petizione sostenuta da una sola associazione ambientalista". È quanto dichiara in una nota il capogruppo di Fratelli d' Italia nel Municipio I, Stefano Tozzi. 


Omniroma-FORI IMPERIALI, TOZZI (FDI): "PEDONALIZZAZIONE SOLO CON REFERENDUM" 

(OMNIROMA) Roma, 12 GIU - "Non siamo contrari alla pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali, ricordiamo anzi che siamo stati fautori della programmata pedonalizzazione del Tridente, così come l' avevamo chiesta anche per via di Ripetta. Però è bene verificare prima l' impatto sul traffico che ricadrà sui due rioni Monti ed Esquilino, adeguare un piano di mobilità per trasporto pubblico all' altezza del compito e, visto che per 5 anni le associazioni e il territorio hanno sempre chiesto processi partecipati ai quali l' Amministrazione ha prontamente risposto positivamente (anche là dove non era obbligatorio, come per es. la riqualificazione di pizza Vittorio), riteniamo sia indispensabile far decidere i romani attraverso una consultazione popolare se chiudere o no i fori al traffico. Roma ha bisogno non di pedonalizzazioni simboliche ma reali, così come di tutelare i percorsi delle linee tranviarie che in tante zone non sono protetti". 

È quanto dichiara, in una nota, Stefano Tozzi capogruppo di Fratelli d' Italia nel Municipio I. 

“Espresso” amaro per Zingaretti: «In cento giorni ha riempito la Regione di inquisiti e condannati»


da secoloditalia.it
Si può scegliere tra il capo di gabinetto (Maurizio Venafro) accusato di concorso in bancarotta fraudolenta e la nuova responsabile della direzione Rifiuti (Manuela Manenti) rinviata a giudizio per truffa e turbativa d’asta. Tra il nuovo capo delle Infrastrutture (Raniero De Filippis) condannato dalla Corte dei conti per un danno erariale  di 750 mila euro e il capogruppo in Consiglio regionale (Michele Baldi) accusato dalla Procura di Perugia di avere falsificato le firme della sua candidatura alle Regionali del 2010. Nella giunta rossa di Nicola Zingaretti c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Se il successore di Renata Polverini alla Regione Lazio voleva imprimere una svolta, c’è riuscito. Ma non nel senso annunciato. In una corposa inchiesta, l’Espresso ha riportato il lungo elenco di funzionari e politici beneficati da Zingaretti, che non brillano per il curriculum. Eppure il candidato del Pd aveva fatto delle parole “Onestà, pulizia, trasparenza” il suo mantra. Come ricorda il settimanale, i primi cento giorni di attività sono stati disastrosi. La giunta di centrosinistra ha già dovuto incassare il dietrofront di due assessori, costrette alle dimissioni per grane giudiziarie. La prima a saltare, meno di un mese dopo la nomina, era stata Paola Varvazzo, assessore alle Politiche sociali dopo l’inchiesta che aveva travolto il marito, un  funzionario delle dogane indagato per una tangente da trenta mila euro. Poche settimane dopo è stato il turno della responsabile dell’Agricoltura, Sonia Ricci, rinviata a giudizio a Latina per reati ambientali.
«Mi chiedo cosa sarebbe mai accaduto a Gianni Alemanno se, da sindaco, avesse avuto intorno un quadro giudiziario come quello che descrive l‘Espresso», commenta Vincenzo Piso. «Se ci fossero stati consiglieri comunali rinviati a giudizio e, addirittura, il capo di Gabinetto da anni sotto processo – nota il parlamentare e coordinatore del Pdl Lazio – Alemanno sarebbe stato incatenato a una gogna mediatica senza fine ed esposto al pubblico ludibrio. Queste vicende dimostrano, come la città si trovi sotto un giogo comunicativo, un vero e proprio gioco del silenzio, che nasconde le malefatte del centrosinistra».

L'eccidio di Codevigo: "Il mio film censurato"



da romagnanoi.it

Il regista Antonio Belluco: "Avevo trovato attori, sponsor, colonna sonora, sceneggiatura e produttore ma dopo il primo ciak sono spariti"

RAVENNA - Il regista Antonio Belluco è un padovano di 56 anni che ha lavorato in Rai dal 1983 come programmista e regista per Radio 2 e Rai 3, prima a Venezia e poi a Roma. E oggi ha un progetto cinematografico che, qualcuno - a suo dire - tenta di osteggiare: “Ho pronto un film - ‘Il Segreto’ - sull’eccidio di Codevigo, la più sanguinosa strage mai commessa nel dopoguerra dai partigiani. Un lavoro rigoroso, assemblato dopo un’accuratissima ricerca storiografica, ma dopo i primi ciak, all’improvviso tutti - dagli sponsor al produttore - si sono tirati indietro. Un dietrofront inatteso e sospetto, che mi fa pensare ad un ‘complotto’, come se qualcuno cercasse di sabotare un’opera che, forse, racconta verità storiche troppo scomode”. Le verità abrasive di una delle pagine più nere della storia italiana, una pagina ancora avvolta da tanti misteri.

Nessuno, ad esempio, ancora oggi è in grado di dire, con esattezza, quante persone morirono realmente in quella mattanza: c’è chi parla di 136 vittime, chi di 168 e chi di 365, come i giorni di quell’atroce 1945. Un documento dell’arcidiocesi di Ravenna-Cervia ipotizza addirittura 900 morti.
Don Umberto Zavattiero, a quel tempo prevosto di Codevigo, annota nel chronicon parrocchiale: “30 aprile. Previo giudizio sommario fu uccisa la maestra Corinna Doardo. Nella prima quindicina di maggio vi fu nelle ore notturne una strage di fascisti importati da fuori, particolarmente da Ravenna. Vi furono circa 130 morti”.

Ebbene, de “Il Segreto”, Belluco gira un quarto d’ora dei 105 minuti previsti dal copione, poi il progetto s’incaglia in una sequela di sventure che - a suo dire - sarebbero figlie di un unico disegno: il produttore rinuncia, i contributi ministeriali e regionali vanno in fumo, le banche ritirano i finanziamenti, i collezionisti che avevano messo a disposizione materiale bellico e costumi d’epoca si defilano, la cantante Antonella Ruggiero, dopo aver dato in un primo momento la sua disponibilità, si rifiuta d’interpretare il tema musicale, gli avvocati inviano diffide.

Le ragioni? “Ci sono state forti pressioni dall’Anpi e dai partiti di sinistra - è la sua idea - molto semplicemente, non vogliono che esca questo film”. Eppure Belluco - a suo dire - non voleva ricavarne “un’opera ideologica” o un “film processuale”, anche se così ripercorre, sulle colonne de Il Giornale, alcuni episodi salienti di quegli anni: “La 28ª Brigata Garibaldi ‘Mario Gordini’ arrivò a Codevigo il 29 aprile 1945 agli ordini di Arrigo Boldrini, detto Bulow, inquadrata nell’VIII Armata angloamericana del generale Richard McCreery. Vestiva divise inglesi, col basco fregiato di coccarda tricolore. All’epoca Bulow aveva 30 anni. L’ex parlamentare Serena nel libro ‘I giorni di Caino’ scrive che Boldrini era un comunista con alle spalle un passato di capomanipolo nell’81º Battaglione ‘Camicie nere’ di Ravenna, sua città natale. Finita la guerra, sarà deputato del Pci per sei legislature, vicepresidente della Camera e presidente dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Decorato dagli inglesi con medaglia d’oro al valor militare. Ma nel mio film di Bulow non parlo. Il comandante brigatista ha un nome di battaglia diverso: ‘Ramon’. Boldrini-Bulow s’è sempre difeso sostenendo che in quei giorni si muoveva fra Padova, Bologna, Milano, Venezia e Adria e mai ordinò le brutali uccisioni. Fatto sta - sostiene Belucco - che i partigiani venuti da Ravenna rastrellarono un po’ in tutto il Veneto appartenenti alle disciolte formazioni della Repubblica sociale italiana e li portarono a Codevigo. Il bilancio dei processi sommari non si discosta molto da quello dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Solo che qui non ci sono un Herbert Kappler e un Erich Priebke...”.

In ogni caso, con le luci del set già accese, il film improvvisamente si blocca e Belluco grida al complotto. Colpa - è sempre la sua idea - delle tematiche politicamente scabrose: “Le stesse - svela - che hanno indotto l’avvocato Emilio Ricci, patrocinante in Cassazione con studio a Roma, a inviarmi una raccomandata con ricevuta di ritorno in cui mi notifica che il suo assistito, Carlo Boldrini, figlio ed erede di Arrigo Boldrini, venuto a conoscenza della mia intenzione di ‘girare un film sulle tragiche vicende relative alle stragi accadute a Codevigo nella primavera del 1945, ha evidente interesse a conoscere i contenuti della trama e dell’opera, in considerazione della complessità degli accadimenti di quel periodo e delle diverse interpretazioni-storico politiche che si sono susseguite’. Motivo per cui pretendeva - prosegue il regista - una copia della sceneggiatura. L’invito perentorio mi è stato rinnovato dopo cinque mesi con una seconda raccomandata, identica alla prima. Ovviamente non gli ho spedito nulla. Del resto, non comprendo proprio da quale timore sia mosso il figlio di Boldrini, visto che nel mio film la figura del comandante Bulow, suo padre, non compare proprio”. 
Belluco non si definisce un “fascista” e neppure “uno di destra”... “Sono solo un cattolico - dice - che crede nella dottrina sociale della Chiesa, nella difesa degli ultimi”.

lunedì 3 giugno 2013

No Ius Soli

domenica 2 giugno 2013

Si cresce!